Comitato Regionale

Emilia-Romagna

Non chiamatela equitazione

Cavalgiocare si basa sull'idea di unire giocolerie, arti circensi, volteggi e discipline aeree con l'attività a cavallo. Il progetto si è diffuso in dieci anni in tutto il centro Italia fino a diventare anche oggetto di ricerche e studi universitari

Un'esibizione di Cavalgiocaredi Cecilia Di Nola, Gianni Gamberini e Mariagrazia Squadrani

da Fuori Area - n. 3 (novembre 2012)

 


TUTTI ci siamo avvicinati al mondo dei cavalli con un sogno; a troppi il sogno è stato scippato in nome dello sport. Le attività equestri, come tutte le discipline sportive o motorie, dalla danza all'alpinismo al calcio, possono essere praticate percorrendo molte vie. Si può andare per la strada dei muscoli e ci si trova in breve nel mondo dello sport di prestazione, della fatica e dei farmaci. Si può tentare la strada dell'agonismo dilettantesco o quella semiprofessionale, che fa intravedere un po' di denaro. Poi c'è la spettacolarità tecnica che ci fa sentire ed esser percepiti dagli altri come grandi, se abbiamo denaro bastante per comprare le attrezzature. Si può anche percorrere la via che intreccia e fonde insieme mente, corpo ed emozioni e, in questo caso, si fa dell'arte, s'impara giocando e chi dirige il gioco al fine di sviluppare nei partecipanti capacità e abilità utili anche nella vita diventa un educatore. Quando è nato, il progetto "Cavalgiocare" ha preso subito le distanze dal mondo della "equitazione sportiva".

Il passaggio allo "sportpertutti"
Il gruppo dei formatori nazionali delle attività equestri Uisp della fine anni Novanta, il centro "La Casella" di Sovicille in provincia di Siena, gli adulti con diverse professionalità che lì, per alcuni anni, hanno lavorato e giocato insieme con oltre cinquecento ragazzi e sedici cavalli sono stati gli ingredienti e il laboratorio in cui è cresciuto Cavalgiocare. Qui tutto e iniziato con il volteggio equestre (una sorta di ginnastica artistica sul cavallo in movimento al passo e al galoppo), seguito dalle tecniche olistiche di cura e allevamento cui si sono poi aggiunte le esperienze del circo e della giocoleria e delle discipline aeree. Ma il gioco dei giochi è stato quello di fondere insieme - con la prorompente curiosità dei bambini e con la timida disponibilità dei cavalli - i principi didattici e le tecniche pedagogiche più attuali. Cavalgiocare è la ricerca dell'armonia e dell'equilibrio, attraverso la percezione del movimento e l'assonanza dei gesti. Il progetto ha in sé molti elementi di innovazione pedagogica: in primis sviluppo dell'attenzione, della percezione, del movimento, della memoria e del linguaggio, modellati sulla ricchezza di stimoli che vengono dalla comunicazione con il cavallo. L'etica del progetto pone al centro dell'agire l'individualità e il benessere di ogni allievo, reinventando continuamente gli elementi della comunicazione, della tecnica e della didattica per rispondere alle esigenze personali di ognuno. Cavalgiocare presuppone l'impegno a rispettare il diritto al benessere fisico, mentale ed emozionale di tutti i cavalli. Senza serenità infatti non può esserci gioco e nemmeno apprendimento e in Cavalgiocare la ricerca dell'equilibrio e dell'armonia con il cavallo è posta prima di quella che si definisce "istruzione all'equitazione", che può anche non venire.

Un'esibizione di Cavalgiocare

Equilibrio e armonia
Sono questi due aspetti che rappresentano quindi il filo conduttoredei giochi. Divertendosi i ragazzi crescono attraverso le esperienze e arricchiscono la propria dotazione di consapevolezza, di competenza e sensibilità nella relazione con gli altri; apprendono quello che serve nella vita ed è questo il vero fine. Il cavallo è un compagno di giochi per tutti gli allievi allo stesso modo. Esso appartiene al centro Cavalgiocare, il rapporto che ognuno instaura con lui e privo di tutte le dinamiche del possesso individuale, presente spesso nell'equitazione dei giovani. In Cavalgiocare ci sono le scoperte dell'etologia, gli studi di isodinamica, le esperienze di condivisione emozionale, le nuove frontiere del cognitivismo e della comunicazione sistemica, le contaminazioni preziose che ci vengono dal mondo delle arti marziali, la giocoleria e gli insegnamenti dei grandi artisti equestri. Insomma questa esperienza rappresenta un grande gioco: il trapezio per sperimentare il vuoto sotto i nostri piedi e l'altezza in movimento quando saremo a cavallo; i "rolla bolla" per fare esperienza del mettere e togliere peso nelle gambe e nelle anche quando avremo i piedi nelle staffe; il tessuto per conoscere il significato della forza e il nostro corpo capovolto; acrobatica e ginnastica a terra per "scoprire" che il nostro corpo ha una parte alta, una bassa, una a destra, una a sinistra e che possono anche tutte muoversi in autonomia. Tutto questo serve per una sana e buona educazione psicofisica del bambino per l'intera sua vita ed eventualmente anche come ottima propedeutica all'equitazione dopo i tredici anni, età prima della quale riteniamo non ci siano le abilità necessarie per gestire un altro essere vivente, pensante e in movimento con noi.

Abbandonare la nicchia
Nel corso di dieci anni di attività abbiamo formato più di cento operatori, che attraverso i nostri corsi si sono affiliati alla lega attività equestri Uisp. Molti di questi, che non avevano i requisiti o l'interesse a entrare nel circuito Cavalgiocare, oggi adottano il metodo in centri Uisp. Nel 2005 i centri abilitati a svolgere l'attività Cavalgiocare erano otto. Oggi abbiamo trenta operatori che svolgono la propria attività nei rispettivi centri in Abruzzo, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Sardegna e Toscana. Sono nate alcune importanti collaborazioni con diverse università che hanno portato alla realizzazione di otto tesi di laurea sul metodo Cavalgiocare in facoltà di veterinaria e di scienze dell'educazione. Il sistema è stato citato in importanti articoli e pubblicazioni specialistici e siamo stati invitati a convegni e tavole rotonde su educazione, salute e benessere animale.

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